The Women’s Room (Donne)
GRAFICA DIVERSE EDIZIONI
Non una copertina ma LA copertina
Alla fine degli anni 70, caratterizzati da un movimento femminista sincero e pieno di speranza verso un cambiamento possibile, rimasi folgorata da questa copertina e, confesso, lo comprai d’istinto solo per quel motivo.
Allora a Milano esisteva un indirizzo quasi obbligatorio per chi desiderava leggere in un’altra lingua, le Messaggerie Musicali in corso Vittorio Emanuele. Salivi al primo piano e, arrivato in fondo, ti trovavi di fronte a un’intera parete di testi in Inglese di ogni genere. Per me, amante sia della lingua inglese (grazie a una meravigliosa insegnante cui devo questa passione) sia della lettura in genere, era il luogo più frequente in cui prendermi una pausa.
Passavo ore davanti a quella parete e quella copertina mi parve immediatamente un segno, anche perché recava un’affermazione davvero potente: questo romanzo cambia le vite.
Potevo resistere?
Non sbagliai a fidarmi del mio istinto, resta tutt’oggi un libro fondamentale che ho letto, riletto, regalato, ahimè perso ma fortunatamente ritrovato. Attualmente ne possiedo tre edizioni in Inglese (l’edizione argentata Sphere resta per me insostituibile) e recentemente ne ho recuperata una in Italiano, l’originale con copertina rigida pubblicata da Bompiani nel 1978 seppur senza una fedele traduzione del titolo (Donne invece di The Women’s Room).
Cosa mi ha lasciato? La convinzione di poter cambiare il destino delle donne – nientedimeno – e il desiderio di condividerlo con mia figlia perché si renda conto che non tutto è dato per scontato.
E ovviamente la voglia di leggere tutti i libri di Marilyn French, scomparsa pochi anni fa, della quale segnalo il bellissimo “In the name of friendship” pubblicato nel 2006 da “The Feminist Press” e mai tradotto in Italiano, che considero quasi una versione più recente di “The women’s room”, e “La guerra contro le donne”, pubblicato da Rizzoli nel 1993, saggio potentissimo e di grande valore.